L’invenzione di noi due (Bussola)

La storia comune, fin troppo, di un amore che finisce con l’idea -“l’invenzione” – di uno dei due di aver trovato il modo di riavvolgere lo scorrere del tempo per ritrovare la freschezza e l’entusiasmo dell’inizio. Un libro tormentato dove tutto si svolge nella finzione, mascherata da buoni propositi, ma sempre di finzione si tratta. Perché, forse, non è possibile tornare indietro nel tempo, neanche nel “tempo di una relazione”, troppe cose sono state dette, vissute, interiorizzate per poterlo fare. Per tutti e per ogni cosa esiste solo il presente ed il futuro.

“Troppo tardi imparai che, per chiunque di noi, è impossibile prendersi la responsabilità di un’altra vita, perché le crepe che si aprono nelle giunture dipendono dalla contiguità di due materiali differenti e le asperità, gli atriti, fanno parte della scommessa. Non possiamo che cercare di essere responsabili per noi stessi e sperare che basti.”

“Le donne lanciano cortine di segnali prima di allontanarsi, anche se questo non significa sempre che poi se ne andranno davvero. Magari resteranno a odiare in silenzio, rassegnandosi a una vita che non volevano, fino a quando non arriverà il momento. Visto che ami i vecchi detti te ne riporto uno:’Non temere mai una donna che si arrabbia, temi quella che sta zitta’”

“Il dono più grande che mi ha fatto la scrittura è proprio questo, stare ferma e aspettare. Scrivere un romanzo è come l’amore: l’ispirazione può avere la forma di una folgorazione iniziale, ma poi non procede per scatti brucianti, piuttosto si muove per passi lenti, sentieri tortuosi, e richiede una lunga, difficile fedeltà, mentre la storia man mano si viene formando”