Un libro non facile da leggere, anche se, come sempre, la scrittura della Oggero è superlativa. Ho trovato complicato seguire le dinamiche dei personaggi, in alcuni momenti troppo sottointese, date per scontate. Le tematiche toccate sono complesse: relazioni di coppia, stress causati dal lavoro in pronto soccorso, conseguenze di un’amicizia interrotta bruscamente in età adolescenziale. Forse troppo per essere condensato in un unica storia.
“Dormire insieme è diverso dal fare l’amore, è qualcosa di più, – aveva detto. – Certo che ho già dormito con qualche ragazza, ma per pigrizia, non per desiderio: non avevamo voglia di alzarci dal letto, rivestirci e tornare a casa, era più comodo girarsi dall’altra parte e aspettare il mattino. Con te non sarebbe così, Teresa. E lei era stata costretta a dargli ragione, perché l’intimità che si crea dormendo a fianco della persona amata è totale: ti affidi all’altro senza difese, concedi al suo vaglio la debolezza e l’imperfezione della tua fisicità e accetti la sua.”
“-Sei felice? – Domanda strampalata da parte di un quasi cinquantenne non idiota. – Grazie per il non idiota…-Ecco, la metafora è cinicamente realistica: la suavitas, chiamala felicità se vuoi, o appagamento o serenità, consiste nel non essere tra quelli che stanno naufragando in mezzo alle onde, nel trovarsi a distanza dal terremoto o graziati dallo schianto aereo, insomma nello stare sulla spiaggia, o lontani dall’epicentro del sisma, o ancora in aeroporto. Se intendi una cosa del genere, la risposta è sì.”