Tre (Perrin)

Una straordinaria storia di amicizia. Quel tipo di amicizia che ho sempre sognato e mai incontrato, nata tra i banchi di scuola tra ragazzini e poi proseguita per tutta la vita. Un’amicizia simbiotica, che esclude il resto del mondo e non ha implicazioni sessuali. Le vicende della vita dividono i tre ragazzi e per un certo periodo ognuno va per la propria strada, conservando il ricordo della magia di quel rapporto e la sofferenza indotta dalla rottura. Il libro narra in parallelo l’inizio dell’amicizia e il momento in cui si svolge la storia e gli amici sono ormai persone adulte. Passando da un piano all’altro si rivivono tutte le fasi della vita dei tre protagonisti e l’evoluzione del loro rapporto non sempre idilliaco, ma sempre molto forte e presente nella vita di ciascuno. E’ sicuramente da non perdere!

“Gli altri alunni vanno nelle rispettive classi. Loro tre rimangono impalati davanti alla bacheca, inebetiti, come se da un momento all’altro dovesse spuntare qualcuno a dire che c’è stato un errore, che in realtà stanno nella stessa classe.. -Vabbè, io vado- fa Etienne con aria distaccata. -Ci vediamo davanti al self-service…Oh, aspettatemi, eh?- Appena girate le spalle si morde con violenza l’interno della guancia. Lista di merda. Si impone di non piangere davanti agli altri..”

“Guardo il gatto come si guarda una delle proprie idiozie. L’elenco delle mie è cominciato parecchio tempo fa. Tornare dalla fiera con il pesce rosso, marinare la scuola, copiare ai compiti in classe, rubare nei negozi, mettermi al volante dopo aver bevuto, far scoppiare petardi nella canicola su un terreno incolto, dimenticare l’acqua del bagno aperta, e poi la proposta di matrimonio, la risposta sbagliata, la persona sbagliata, saperlo e perseverare ugualmente, fare promesse sapendo di non poterle mantenere, perdere treni, prendere un prestito, annullare all’ultimo momento una cosa attesa da sempre, uscire a braccia nude nel freddo, abbassare la testa per non salutare qualcuno perché non è giornata e rimpiangerlo per sempre, firmare un atto di compravendita dal notaio, impegnarsi, disimpegnarsi, l’alcol cattivo, le serate disgustose, il famoso bicchiere di troppo, le mattinate tetre, salire in macchina con uno sconosciuto, comprare un golf colorato per variare un po’ dal nero e non metterselo mai, non riuscire a finire l’ultimo romanzo dello scrittore famoso (-Ma stavolta sento che lo adorerò-), andare per saldi, raschiare il fondo del barile, rovistare, spettegolare, criticare, ridacchiare, i pantaloni di una taglia impossibile da mettere dopo essere dimagrita, tutte quelle cose riposte negli armadi delle nostre vite, ma che costituiscono le nostre vite”

Cambiare l’acqua ai fiori (Perrin)

L’ambientazione è sicuramente destabilizzante e per noi anche inconsueta perché nei nostri cimiteri non esiste un custode. Ma questo luogo dà una prospettiva particolare alle vicende della vita e della morte. Si vedono le persone che arrivano perché muoiono, ma anche quelle che accompagnano, quelle che tornano per elaborare il lutto, quelle che non ci riescono, quelle che si ricongiungono.

In questo libro c’è la storia della protagonista Violette (la custode) che si sviluppa in queste pagine, ma seppur apprezzandola ho preferito sottolineare l’aspetto più ampio legato alle storie di tutti e forse anche voi leggendolo vi riconoscerete in uno di quei personaggi che frequentano i cimiteri..

“La vita è come una staffetta Violette. Passi il testimone a qualcuno che lo prende e a sua volta lo passa a qualcun altro. Io l’ho passato a te e tu un giorno lo ripasserai”

“Quando morirò non ci sarà nessuno a piangermi, non lascerò il dispiacere dietro di me, e me ne andrò leggero, liberato dal peso delle loro vite. Solo gli egoisti tremano per la loro morte, gli altri tremano per quelli che lasciano.”

“Sarai per sempre tutti i miei amori, il primo, il secondo, il decimo e l’ultimo. Sarai per sempre i miei ricordi più belli, le mie grandi speranze…”