Quel “quid”, quel qualcosa in più che rende un libro speciale, che all’ultima pagina ti fa dire “che bello!”. Ecco questo libro è così.. non è solo un giallo, non è solo una trama interessante, è un insieme di narrato e di scrittura che coinvolge e affascina, non potete e non dovete perderlo!
“No. Il racconto del sovrintendente Ghezzi era un’altra cosa, pensa Carlo. Non una confessione, ma un rapporto, una corrispondenza da fuori, da «là fuori» che Carlo non può capire, che molti fingono non esista nemmeno. I dettagli che Ghezzi aveva infilato nel suo racconto, le luci, gli ambienti, le parole, parlavano di persone sconfitte per sempre, di distanze incolmabili. La realtà bruta, non addomesticabile, niente che si possa rendere migliore con le luci giuste, la buona recitazione, o peggio, la pietà. Quel sovrintendente di polizia, basso rango, quasi truppa, gli aveva ricordato un verso, un verso di un poeta:
Io so/Che un chiodo del mio stivale/E’ più raccapricciante della fantasia di Goethe!”