Un ritratto di donna splendido, Aurora è insopportabile e adorabile al tempo stesso, respinge e attira contemporaneamente. Ma ha un cuore grande in cui c’è posto per tutti e la sua vita caotica ha questo come punto di riferimento. La seconda parte, dedicata alla figlia, a mio avviso, non è affatto all’altezza, appare forzata.
“Aurora contemplò la sera per un po’, poi si alzò e lanciò la vestaglia sul letto. Andò all’armadio a scegliere un abito per la serata e, dopo averlo indossato e aver trovato la collana giusta da abbinarci, prese la spazzola e indugiò un po’ davanti al suo Renoir, spazzolandosi e guardando le due giovani allegre con i loro cappelli gialli. Per l’ennesima volta pensò che la loro allegria sembrava di gran lunga più pacata di quanto non fosse mai stata la sua. Poi le due giovani si offuscarono e il dipinto divenne una finestra aperta sui suoi ricordi, e Aurora vide la propria felicità: con la madre a Parigi, con Trevor sulla sua barca, con Rudyard sotto il verde di Charleston. Un tempo, prima di tutti quegli sconquassi, era praticamente sempre felice. Dopo un po’ la vista smise di tremarle e le due semplici giovani tornarono a sorridere in mezzo ai loro rosa e gialli. Aurora si sentiva in pace. Si asciugò le guance, finì di vestirsi e scese allegramente dai suoi amici, che per tutta la sera la trovarono di una grazia deliziosa, anzi inestimabile.”